Discorso di insediamento del Nuovo presidente Ettore Papadia:

 

Cari amici rotariani, cari soci onorari, cari ospiti, eccoci qui.
Tocca a me.
La prima cosa che potrei fare è informarvi circa la programmazione di quest’anno, per grandi linee, ma credo che il momento più opportuno sia la prossima assemblea dei soci.
Questo momento vorrei dedicarlo ad alcune riflessioni e considerazioni.
Prima di tutto, allora, vorrei ringraziare tutti i Presidenti che hanno guidato il nostro club, dai Presidenti con cui ho avuto l’onore di lavorare nei miei anni di appartenenza al club ai Presidenti precedenti alla mia cooptazione, ma di cui il loro passaggio ha lasciato un segno tangibile nel nostro club.
Ognuno di essi ha dato il proprio contributo, secondo le proprie inclinazioni e modi d’agire; ho cercato di fare tesoro di tutto questo, sempre chiedendomi, qualora, anzi, quando sarebbe toccato a me, che Presidente sarei stato: rivoluzionario, conservatore, audace, prudente…
Non lo so, dirò la verità.
Però ho maturato che quello che sarò, anzi che saremo, non dimenticandoci che insieme a me c’è un Consigli Direttivo, preparato e motivato, sarà il frutto di quello che i miei predecessori hanno seminato.
E di quello che è stato seminato e fatto sin qui parlano i documenti, i giornali, i programmi, le testimonianze verso un club che ha ormai 37 anni di onorato servizio.
E un club che opera sul territorio dal 1979 ininterrottamente, è un club integro.
Oggi, del club rotary di Martina Franca vengono consegnate le chiavi a me, simbolicamente; le chiavi di una stanza che contiene la sua storia e che dobbiamo tutti arricchire con un nuovo capitolo.
I denti della ruota….due denti ogni mese per terminarne il giro completo.
Una ruota che gira inesorabilmente, una ruota che si ferma se per un periodo non si progettano azioni, ma che accelera se in altri le azioni si fanno più intense.
Quante volte in un club succede…
Tra un anno, però, abbiamo il dovere di ritornare allo stesso punto, abbiamo il dovere di farle compiere un giro completo; io e il mio Direttivo abbiamo l’onere e l’onore di amministrare il club e di riconsegnarlo tra un anno integro, ma soprattutto arricchito di nuove esperienze.
Io sono un musicista, e la musica mi ha avvicinato al club di Martina in tempi non sospetti.
Molti anni fa frequentai un paio di riunioni rotaractiane e la cosa finì lì.
Poi ricordo nel lontano ’94, quando l’allora Presidente del rotary era Guido, mi fu chiesto da lui ed al nome del club di impartire delle lezioni di musica ad un bambino che aveva una malattia che lo avrebbe di lì a poco portato alla cecità totale. I genitori non avevano le possibilità di affrontare la spesa delle lezioni ed a lui piaceva la musica.
Poiché era noto che le prime lezioni di pianoforte mi furono impartite in braille da mio nonno, quindi ero in grado di comunicare perfettamente con tale linguaggio, diedi qualche lezione gratuita prima che egli si stabilisse fuori Martina in un Istituto specializzato.
Era la prima volta che sentivo parlare di rotary, ma anche allora ricordo che non ne approfondii la conoscenza.
Oggi è paradossale che lo stesso Guido, medico e musicista, mi onori degli inni dal vivo.
Non avrei mai potuto immaginarlo e credo neppure lui.
Oppure è paradossale che, il mio Professore di Arte addirittura delle scuole medie, Antonio Carrisi, mi proponesse un giorno di entrare a far parte del club.
Ora siamo qui.
Poc’anzi abbiamo ascoltato gli inni: Italiano. Europeo, del Rotary.
Li abbiamo ascoltati tutti con grande attenzione.
Ma entriamo in uno strato più profondo.
Dopo l’inno Italiano, di cui se ne parla ampiamente e tutti noi ne conosciamo le origini, il cerimoniale prevede l’inno dell’Unione Europea e l’inno ufficiale del Rotary. Il primo, quello europeo, è tratto dall’ode “An die Freude”, Inno alla gioia, di Schiller, musicato dal grande Beethoven ed adottato, ricordiamoci, senza testo, come inno europeo nel 1972 dal Consiglio d’Europa e nel 1985 dall’Unione Europea.
Nel 2001 musica e testo sono stati dichiarati memoria del mondo e spediti, insieme ad altri capolavori, su qualche razzo spaziale che tutt’ora girovaga nella speranza che eventuali altre forme di vita possano essere informati sulla nostra civiltà.
L’inno alla gioia esprime la visione idealistica di Schiller sullo sviluppo di un legame di fratellanza fra gli uomini, visione condivisa da Beethoven.
E direi che l’ideale si sposa perfettamente con gli obiettivi del Rotary International, di pace, di azioni umanitarie, come quella di debellare la Polio Plus radicalmente.
E l’amicizia e la fratellanza è quel grande valore su cui Paul Harris fondò il rotary e che costituirà sempre il valore di tutti i club.
Amicizia non solo intesa come esperienza emotiva, ma anche come correttezza ed affidabilità, non solo come aspetto affettivo ma anche etico.
L’amicizia è fiducia. Fiducia reciproca. Sempre e senza condizioni. Questo è prima di tutto quello che in un club dovrebbe accadere.
Ed è a questa connotazione etica che il pensiero rotariano attribuisce maggiore importanza.
Sicuramente un’etica intesa come relazione, come impegno e dovere di essere sempre in relazione con gli altri e con noi stessi.
Io so chi sono nel momento in cui mi confronto con gli altri.
Dunque, anche etica della responsabilità.
Non possiamo essere realtà isolate, ma aperte all’ascolto in una circolarità di esperienze, che ci rendono consapevoli di quanta sia la nostra responsabilità nel determinare i modi di essere e di comportarsi degli altri.
L’amicizia rotariana non è quella come alcuni pensano: ho dato il numero di telefono a tutti, il mio nome è in un annuario, sono amico di tutti….così facendo praticamente non sono amico di nessuno.
Non è amicizia quella che persegue l’utile.
E’ opportuno quindi, per il nostro club, lavorare insieme, rafforzare l’etica sociale in grado di farci dialogare; ridare fiducia, entusiasmo, passione; ridare vita sempre più alle dimensioni di altruismo, solidarietà e condivisione; progettare sempre più spazi di pluralismo.
Amicizia vera, che nasce in virtù delle regole del rotary e che il rotary prepara e favorisce.
Perché nel rotary non si entra a domanda ma mediante la cooptazione?
Perché gli amici si scelgono.
Magari dopo aver fatto frequentare il nostro ambiente e carpito la loro voglia di continuare ed aggregarsi.
Solo con la scelta, chi è già rotariano, individua un altro possibile rotariano.
E sono convinto che ci sono molti rotariani in giro ma ancora non lo sanno.
E poi: l’inno ufficiale del Rotary.
Ancora Beethoven, guarda caso.
E’ uno stralcio dell’overture “Egmont”, del 1810, l’unica musica di scena oltre al Fidelio. Ora, più che di amicizia, si parla di grandezza, di eroicità.
E’ la storia eroica del conte di Egmont, che sacrificò la propria vita per manifestare il suo attaccamento alla patria olandese durante la repressione spagnola nel 1568.
Un altro connubio vincente: Beethoven e Goethe.
Beethoven vedeva descritti nel dramma di Goethe gli ideali morali di libertà, eroismo, sacrificio, volti ad un fine superiore e al bene comune. E quale miglio connubio con la nostra frase: “Servire al di sopra dei propri interessi personali”? Oppure, una frase dimenticata ma moralmente attuale: “Chi serve gli altri ne trae maggior profitto spirituale”. La seconda frase fu introdotta nel 1911 nel secondo congresso Americano, in Oregon, e si riferisce al fatto che “solo la scienza del corretto comportamento verso gli altri è appagante”. Un appagamento dello spirito, ripeto.
Cito Papa Francesco: Chi vuol essere grande serva gli altri e non si serva degli altri.
E il servire non si intende considerare ogni club come un’associazione benefica. Il servire implica soprattutto mettere a disposizione della società la nostra competenza con azioni di servizio, sostenibili. Occorre attenersi a degli standard etici e professionali elevati, sia nel lavoro che nella vita privata. Occorre agire con rispetto nei rapporti con gli altri. Occorre gestire responsabilmente le risorse che ci vengono affidate. E noi soci siamo tutti chiamati a farlo, ognuno secondo le proprie possibilità. Non trinceriamoci dietro a questa frase, però. Prendiamo gli appuntamenti del club seriamente ed integriamoli nelle nostre azioni quotidiane.
Questo non dobbiamo mai dimenticarlo.
Noi siamo circa 50 soci, certamente più di un club che ne ha 20 e meno di uno che ne ha 80, ma questo non basta…ci vogliono i fatti.
Il Rotary è poco conosciuto dalla gente.
Il nostro Governatore Luca Gallo, ci esorta a pubblicizzare le nostre azioni in modo che le conoscano tutti.
Verissimo, noi dobbiamo migliorare la nostra immagine e far capire che, la nostra, è un’organizzazione di persone che ha studiato, ha ottenuto un posto di tutto rispetto nella società e che si dedica anche a mettere al servizio la propria opera professionale.
La comunità deve sapere, questo è importante per la nostra immagine, questo è vero, ci gratifica.
Ma, anche, è fuori luogo la “spettacolarizzazione” delle proprie azioni di servizio…penso ai tanti missionari ed Associazioni di volontariato sul territorio che operano “in silenzio”…
allora noi dobbiamo appellarci alla “sobrietà”.
Credo fermamente in questa virtù.
“Fare e non dire a tutti che l’hai fatto”…”Aiutare e non far sapere che sei stato tu”.
Questo è il mio concetto di rotary.
Di pari passo, anche, rafforzare i collegamenti con le associazioni locali, al fine di operare più efficacemente sul territorio.
Nessun rotariano si conosce a fondo se non quando si confronta con gli altri.
Ripeto quanto già detto: Il nostro club non può essere una realtà isolata, ma aperta in una circolarità di esperienze.
Altro simbolo, la ruota dentata. L’ho citata poch’anzi.
Ha ventiquattro denti.
Fino a pochi anni fa ricordiamo che il mandato Presidenziale durava 24 mesi. Inizialmente era una ruota di calesse. Piaceva a Paul Harris, il nostro fondatore. Ma era destinata ad evolversi. La crescita industriale americana impone al Rotary di evolversi e di introdurre, nel 1919, 13 denti prima, 24 denti poi, progettando così un ingranaggio più equilibrato.
I raggi simboleggiano la forza, i denti la potenza.
Ma mancava ancora qualcosa che fu aggiunta nel 1920; la ruota non era meccanicamente funzionante perché mancava la chiavetta al centro che fungeva da presa per l’albero motore, simbolo di forza vitale.
Senza la forza propositiva di tutti i rotariani, e dico tutti insieme, la ruota gira a fatica.
Dicevo che la ruota simboleggia i carri dei pionieri dell’avventura americana.
Ma la ruota è anche, attraverso la perfezione del cerchio, un abbracciare entro la propria circonferenza l’universalità delle nazioni, razze culture. I quattro fondatori del rotary non solo esercitavano professioni diverse (avvocato, ingegnere, commerciante ed artigiano), ma avevano origini diverse (inglese, olandese, svedese e tedesca) e appartenevano a religioni diverse (due erano protestanti, uno era cattolico ed uno di religione ebraica).
Ecco la diversità nel Rotary, che propone un modello di diffusione cosmopolìta ed interculturale, attraverso appunto le varie e variegate esperienze dei componenti.
Tutto questo si sposa perfettamente con il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Ancora la ruota: il blu reale è il colore del mare e del cielo, il colore oro simboleggia l’eccellenza, intesa come Leadership, in perfetta simbiosi con i concetti della filosofia rotariana.
Ma chi è un leader?
Prima di rispondere vorrei citare alcuni rotariani famosi: il fisico Guglielmo Marconi, i musicisti Sibelius e Lehàr, lo scrittore Thomas Mann, il tenore Luciano Pavarotti, I Presidenti Kennedy e Bush, Rita Levi Montalcini, Indro Montanelli, Leopoldo Pirelli, Winston Churchill, Walt Disney, Thomas Edison…
tutti noi…. siamo tutti leader se vogliamo.
Il nostro Presidente Internazionale, John Germ, ci dice che un bravo leader è una persona che sa ascoltare, motivare, incoraggiare, ispirare, entusiasmare, e soprattutto mettersi continuamente in gioco.
Avere sempre dei dubbi ed avere la possibilità di fare scuola, senza mettersi in cattedra, ma con la capacità di coinvolgimento, con l’esempio e con la testimonianza.
E tutti i soci sono chiamati a farlo.
Oggi si parla tanto di contesto incerto. Quindi in una società post-moderna e complessa, dove vi è una frammentazione delle nostre identità, le vie di azione rotariane potrebbero essere delle linee guida, un punto di riferimento per promuovere valori di servizio comunitario.
Seguendo le linee guida del Consiglio di Legislazione, possiamo approfittare della maggior autonomia concessa ad ogni club per meglio interfacciarci nella comunità locale, per favorire un effettivo qualificato ed il più diversificato possibile.
Tale diversificazione nelle professioni deve essere collegata con il territorio.
Conoscersi meglio e capire meglio le nostre potenzialità ci aiuta a stabilire meglio le strategie da adottare nella comunità.
Il nostro Governatore, Luca Gallo, è un Professore Universitario, un formatore.
E il percorso formativo è al centro del suo operando.
Noi quest’anno punteremo molto sulla formazione, certi che è il miglior modo per garantire sostenibilità ai nostri progetti, locali e globali.
Affinchè una programmazione di azioni di club sia efficace, dobbiamo chiederci: dove stiamo andando e dove vogliamo arrivare? Cosa sappiamo fare bene? Quali sono le diversità nel club e come potremmo valorizzarle al meglio? Il 2017 ricorre il centenario della nascita della Rotary Foundation…è doveroso un progetto globale verso i bambini, a cui stiamo lavorando ormai da mesi, (farò il punto della situazione alla prossima assemblea dei soci), con calma, aggiustamenti, ripensamenti, frenate, accelerate…ma, statene certi, arriveremo sino in fondo. Un progetto che fino al mese scorso avevano aderito alcuni club del Distretto, ma ora le adesioni si stanno allargando a macchia d’olio con alcuni club della Sicilia e di Malta. E contiamo di risalire l’Italia con la nostra proposta. Sappiamo benissimo circa i problemi dell’area mediterranea…sappiamo che in quest’area geografica dobbiamo abbattere un muro e al suo posto costruire un ponte. Dal Libano, Paese dove è rivolto il nostro progetto, ci hanno fatto sapere che anche alcun club della Spagna sono interessati. E Martina Franca ne è capofila.
Vi chiedo di darmi la forza per portarlo a termine.
In questo modo seguiremo in pieno il motto del nostro Presidente Internazionale: “Il Rotary al servizio dell’Umanità” e quello del nostro Governatore: “Cittadini dal locale al globale”.
Non ultimi i giovani.
Occorre guardare a loro perché rappresentano l’investimento per il futuro. E’ una grande responsabilità ma anche una grande opportunità. Non a caso quest’anno continueremo i service di prevenzione nelle scuole, iniziati dai Presidenti che mi hanno preceduto.
Vorrei ricordare una frase di Sandro Pertini: “ I giovani non hanno bisogno di prediche ma di esempi di onestà e di altruismo”.
Concludo con una frase di Karol Woitila: “Voglia Iddio sostenere il Rotary Internazionale nella nobile causa della missione di servizio all’umanità”.
E’ stata pronunciata nel 1979…anno di nascita del nostro club.
In amicizia.
Ettore

 

FOTO: Pino Fumarola